Ti avevo cantato una canzone.
Tu tacevi. La tua destra tendeva
con dita stanche una grande,
rossa, matura rosa purpurea.
E sopra di noi con estraneo fulgore
si alzò la mite notte d'estate,
aperta nel suo meraviglioso splendore,
la prima notte che noi godemmo.
Salì e piegò il braccio oscuro
intorno a noi ed era così calma e calda.
E dal tuo grembo silenziosa scrollasti
i petali di una rosa purpurea

Non serve musica,
quando è l'amore a suonare ogni nota
e a far vibrare il cuore. Non servono parole
quando sono gli occhi a poter parlare
ed esprimere quel fiume di pensieri
che scorre e a volte straripa,
portando con sè
detriti di tempo ed emozioni. Non serve il sole
se è il buio a dominare le giornate,
non serve il sale
quando tutto sembra insipido,
non serve il respiro
se vivere non è più lo scopo. Serve alzarsi
e camminare dove un canto dolce ci conduce.
Laggiù, dove il dolore ha fine
e il male dà tregua dal suo lavoro subdolo e sottile
